LA VERA STORIA DI SANT ANTONIO

In località Borgo Miriam, Antonio da Padova ci giunse all'età di 65 anni, ormai prossimo alla vecchiaia e molto malato. Correva l'anno 1250. Giunto al centro di una grande piazza, dove era già affissa l'insegna Bar Mandozzi, si guardò intorno. Non c'era nessuno, ma da un vicino vigneto udì arrivare una musica. Decise dunque di avvicinarsi.Scese lungo una scarpata timoroso. Svoltò a destra e vide una piccola grotta. Si avvicinò ancora titubante perché da lì non usciva solo musica, ma anche urla strazianti e sovente imprecazioni in latino come "che schiattisc in domine padre et filio et spirito santo" oppure "puozza cascà sicch". Non comprendendo tali esclamazioni, bussò alla porta dove era scritto IL COVO
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« Apra strunz" risposero quelli dentro.Antonio aprì. Davanti ai suoi occhi vide una scena che mai aveva visto nella sua lunga vita da predicatore. Una dozzina di uomini, più simili ad animali, stavano in piedi ognuno con il proprio strumento.C'era Robertum M'rella figlio di Elio con un poderoso sax. Negli intervalli tra una nota e l'altra raccontava filastrocche con l'antico linguaggio del rutto.C'era Middie Opplabbabbo con la tromba che regalava carte da gioco firmate il Quadrifoglio.Poi c'era il Pupo Puporum, con un rullante per coprire il rumore delle scorregge.E c'era Swartz con il fratello Sprec, due immigrati della gallia. Il primo in particolare non aveva abbandonato ancora i costumi barbari e, suonando il sax, manovrava una mazza chiamata da lui stesso "ingegnere" (perché quessa r'solv tutt).Infine c'era Mauro, anche detto La Lince, che suonando una grancassa declamava poemi in antica lingua contadina. Colpito da cotanto squallore e rifiutato in malomodo dal gruppo di uomini-animali che gli dicevano "vatt vié pret, nu dec euro nn te li dem mang se schiatt", egli ripescò dentro se stesso un po' di pietà cristiana e distribuì ai miserabili pane e vino (che però non mancava, ma quelli lo presero lo stesso chiedendo anche un po' di mistrà). Poi il vecchio fraticello se ne andò.Arrivato a Padova, poco prima di morire, raccontò questa storia a un gruppo di fedeli: «Pochi anni fa mi trovai in una terra sconosciuta e desolata. Non c'era anima viva, ma mi avvicinai a dei rumori. C'erano dei veri e propri animali che suonavano e parlavano, spesso bestemmiando e facendo rutti. Ma erano animali, lo garantisco, peggiori dei porci. Tuttavia volli lasciar loro del pane e una damigiana da 5 litri di mistrà verde che mi strapparono dalle mani e me ne andai...»Da qui la leggenda di sant'Antonio protettore degli animali. Nessuno sa che, invece, non andò esattamente così. Quel gruppo di bestie, infatti, si faceva semplicemente chiamare Congrega della P'tona.
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E mo s'è rr'fita!